Dopo un’esperienza a New York con Rai Corporation e dopo aver frequentato la Scuola di Giornalismo di Perugia, Cecilia Andrea Bacci, 24 anni, si è trasferita nei mesi scorsi a Parigi. Collabora con cafebabel.it, un network di giornalismo partecipativo con sede a Parigi. Ogni giorno edita, traduce e sistema i pezzi che arrivano dai vari collaboratori del giornale. Anche mercoledì scorso era in redazione a Rue Saint-Denis, vicino a Place de la Republique, quando sono iniziate ad arrivare le prime notizie sull’attentato nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo. “Inizialmente nessuno ha dato peso a queste voci, sembrava impossibile che un commando di terroristi potesse entrare in una redazione e aprire il fuoco contro i giornalisti. Poi sono arrivate le prime immagini sugli schermi e siamo rimasti tutti scioccati”, racconta.
“Lì per lì non sapevo cosa pensare. Conosco bene la satira di Charlie Hebdo, avevo anche incontrato qualcuno dei fumettisti della redazione quando facevo l’Erasmus qui a Parigi svariati anni fa durante un incontro organizzato dall’Università. Capisco che è una satira tagliente, talvolta di cattivo gusto. Ma a me è sempre piaciuta”.
“In quei momenti non fai in tempo a pensare, neanche ti accorgi se hai o meno paura. Sta accadendo lì, vicino a te, ma fai fatica a capire. Sono attimi concitati, si susseguono una marea di notizie infondate, falsi allarmi e aggiornamenti sulla situazione che neanche ti accorgi che si è fatta sera ed è giunto il momento di tornare a casa”. Cecilia abita vicino a Porte de Vincennes, il luogo dove 48 ore dopo l’attentato a Charlie Hebdo un altro terrorista si è barricato dentro un alimentari kosher e ha ucciso 4 persone prima di essere freddato dalla polizia in un blitz. “Nel mio quartiere la gendarmerie invitava tutti a non prendere la metro, ad abbassare le saracinesche dei negozi e per tutta la notte ho sentito le sirene delle macchine della polizia. Ma cosa fai? Fai vincere la paura così? Ti fai stravolgere la vita? Penso che questa sia stata la vera reazione d’orgoglio e fierezza dei francesi: continuare ad andare a lavoro, a comprare il pane, a prendere la metro. Ieri come oggi e domani. Quando mercoledì sera migliaia di giornalisti e cittadini comuni sono scesi in piazza per difendere la libertà di espressione mi sono sentita parte di una cosa grande. Un ragazzo vicino a me ha detto ‘questa piazza ce la ricorderemo per sempre’ e per la prima volta mi sono lasciata sopraffare dalle emozioni”.
Quando chiedo a Cecilia se durante questa settimana ha avuto paura la risposta è che non ha avuto neanche il tempo di pensarci. “Le notizie si susseguivano, le immagini in televisione crude e violente ma io dovevo capire cosa stava accadendo, non avevo tempo di fermarmi a pensare se avevo paura o meno. Il giorno dell’assalto al supermarket ebraico ero a pranzo fuori con la redazione. E’ stato il direttore ad avvisarci che Coulibaly si era barricato in un locale nella via vicino a dove abito io. Avevo lasciato il cellulare in redazione e quando sono tornata ho trovato tantissime chiamate e messaggi da amici e familiari in Italia”. I miei genitori erano tranquilli, sono rientrata in Italia ieri sera perchè domani ho un esame, ma da martedì sarò di nuovo a lavorare in redazione a Parigi”.
“Oggi anche io mi sento vicina a quel fiume di francesi che è sceso in piazza, nonostante mi ritrovi qui sul divano di casa a guardare queste immagini dalla televisione. C’è molta consapevolezza e responsabilità nel trovarsi lì oggi, nel testimoniare che non sarà il terrore a vincere e a stravolgere la vita dei francesi”.
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