mercoledì, 15 gennaio 2025 Ultimo aggiornamento il 19 dicembre 2024 alle ore 07:22

Lago Trasimeno, completata la campagna di ripopolamento del luccio

Redazione Perugia Online

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Si tratta della prima operazione condotta dopo il passaggio del Centro ittiogenico dalla Provincia di Perugia alla Regione. L'assessore Cecchini: "Specie preziosa da tutelare, per il ruolo ecologico che riveste e perché a rischio estinzione".

 
Lago Trasimeno, completata la campagna di ripopolamento del luccio
Trasimeno. Si è da poco conclusa la campagna riproduttiva e di ripopolamento del luccio al lago Trasimeno. “È la prima – sottolinea, nel darne notizia, l’assessore regionale Fernanda Cecchini – dopo il passaggio del centro ittiogenico del Trasimeno, assieme a tutte le altre funzioni inerenti la pesca e la gestione della fauna ittica, dalle Province alla Regione Umbria. Una attività che si inserisce nella programmazione regionale che ha come obiettivo principale la tutela e il recupero della biodiversità così come dei caratteri di naturalità dell’ecosistema lacustre”.

“Il luccio – rileva l’assessore – è una specie preziosa da tutelare, per il ruolo ecologico di regolatore delle altre specie e perché in pericolo di estinzione. Nella stagione riproduttiva 2016 è stato raggiunto il quantitativo di 62.430 luccetti; la taglia media è nettamente superiore a quella degli altri anni e questo garantisce maggiori possibilità di sopravvivenza quando sono immessi in ambiente naturale. Le conoscenze aggiornate – aggiunge – di cui dispone la Regione sullo stato delle acque e sulle specie ittiche presenti, sulla loro consistenza e le eventuali criticità, insieme all’attento monitoraggio sulla loro qualità che viene attuato, sono fondamentali per una gestione sostenibile che tenga conto delle necessità di salvaguardia e conservazione, di ripristino e potenziamento delle specie autoctone, dello sviluppo produttivo locale, con un importante ruolo svolto dai pescatori professionali”.

La campagna riproduttiva e di ripopolamento del luccio, tipicamente stagionale, era iniziata come ogni anno in febbraio. Con la collaborazione dei pescatori di professione della cooperativa “Pescatori del Trasimeno”, i riproduttori sono stati catturati, su autorizzazione della Regione Umbria, nel momento in cui si spostano in acque basse per la deposizione delle uova. Cercando di ridurre al minimo lo stress derivante dal loro prelievo in ambiente naturale, i pesci sono stati poi trasportati con apposite vasche ossigenate al centro ittiogenico del Trasimeno di Sant’Arcangelo, dove i tecnici dell’impianto praticano la “fecondazione artificiale” delle uova. Le uova vengono poi incubate all’interno dell’avannotteria in condizioni particolarmente protette, ma al momento della schiusa vengono trasferite nelle vasche esterne, dove i piccoli lucci crescono fino al momento della raccolta. Anche quest’anno, come di consueto, le operazioni di immissione nelle acque del Trasimeno di avannotti di 6-8 centimetri si sono svolte, a più riprese, nel mese di aprile.

Fino a non molto tempo fa il luccio era considerato un feroce predatore, capace di distruggere le altre specie ittiche presenti nel suo ambiente. Oggi, grazie anche ad una maggiore conoscenza della biologia di questa specie e più in generale dei delicati equilibri esistenti negli ecosistemi acquatici, al luccio viene riconosciuto il fondamentale ruolo di “regolatore” e “selezionatore” nei confronti delle altre specie ittiche, impedendo, fra l’altro, un’eccessiva espansione di quelle infestanti e comunque predando prevalentemente soggetti deboli o malati. In Umbria l’interesse scientifico nei suoi confronti è sempre stato elevato, tanto da condurre ricercatori universitari a scoprire l’esistenza di una nuova specie di luccio, oltre a quello europeo (Esox lucius), ora chiamata luccio italico (Esox flaviae o cisalpinus).

“Una scoperta particolarmente importante – dice l’assessore Cecchini – in quanto ha anche evidenziato come l’unica popolazione pura di ‘Esox flaviae’ rinvenuta per ora in Italia sia proprio quella del Trasimeno. Ciò è dovuto alla particolare natura del lago umbro e soprattutto al suo isolamento, ma anche all’assidua e costante attività del centro ittiogenico, che, da oltre trenta anni, impiegando solamente riproduttori pescati in loco, ha garantito la sopravvivenza di un patrimonio genetico unico al mondo e che come tale vogliamo preservare e incrementare”.

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