La presentazione della poderosa ricognizione storica, condotta su fonti d’archivio (su carteggi, opere e poemi di carattere morale, religioso e didattico e sugli oltre 40 fascicoli manoscritti di mano di quello che venne definito l’Omero italico: patrimonio librario, oggi conservato alla Biblioteca Augusta di Perugia, che lo acquistò agli inizi del Settecento), e illustrata dall’autore a 400 anni esatti dalla morte di Marco Antonio Bonciari, avvenuta il 9 gennaio 1616, a Perugia, nella sua cameretta del seminario, è stata presieduta dall’assessore alla Cultura, Turismo, ed Università del comune di Perugia, Teresa Severini. Ente comunale perugino che, insieme al comune di Magione (Bonciari era originario di Antria, oggi nel Comune di Magione) e dei Lions del Distretto 108L, ha patrocinato l’evento. Sono intervenuti, proponendo al vasto pubblico, composto anche dagli studenti delle scuole Giordano Bruno di Perugia e dell’ITC di Magione, e dal Dottorato in Scienza del libro e della scrittura dell’Università per Stranieri di Perugia, una rassegna storico-archivistica sul ruolo che questo intellettuale ricoprì all’interno della vivace società perugina a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, l’assessore Severini, che lo ha definito “un antesignano dell’internazionalizzazione della nostra città”, e Mario Squadroni, Soprintendente Archivistico dell’Umbria e delle Marche, che ha sottolineato l’importanza della valorizzazione del compito degli archivisti (la Biblioteca Augusta sta provvedendo a redigere un inventario analitico dell’archivio-Bonciari). Oltre all’autore, Luciano Taborchi, dirigente a. r. della struttura apicale del comune di Perugia e segretario del Lions Club, che ha tracciato una panoramica della vita del Bonciari, affetto da una malattia degenerativa che lo portò alla cecità all’età di 35 anni, eppure punto di riferimento fermo nella temperie culturale europea di quel tardo Rinascimento dinamico e accademico (Bonciari fu invitato da Cesare Crispolti a far parte dell’Accademica degli Insensati), hanno preso la parola Amilcare Conti, in rappresentanza della Curia arcivescovile di Perugia, che ha fatto leva sulla formazione religiosa del Bonciari, nella quale confluirono, numerosissime, le letture dei classici, e Tommaso Sediari, governatore del Distretto 108L Lions per il 2015-2016, che, evidenziando la propensione di questa associazione di servizio alla promozione di eventi culturali non elitari, ha ricordato che i proventi del libro, detratte le spese di stampa, sono stati destinati da Taborchi all’LCIF, la Fondazione Internazionale dei Lions, per l’acquisto di almeno 1000 vaccini contro il morbillo, una piaga per i bambini dei Paesi in via di sviluppo, tra cui l’Africa.
Ha relazionato, inoltre, sul contesto storico nel quale è vissuto il “Bonciario”, un’epoca estremamente complessa, volta all’internazionalizzazione e a sanare i sanguinosi conflitti innescati dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti luterani, Erminia Irace, docente dell’Università degli Studi di Perugia, che si è focalizzata sull’amore nutrito dal letterato-insegnante, cultore di Erasmo da Rotterdam e di una cultura umanistica che restava uno spazio inviolato contro gli accadimenti tragici che colpivano la società coeva, nei confronti del latino, del greco e dell’eloquenza. “Produrre allievi di buono conto”, ha ricordato ancora Irace, era la dote principale del Bonciari. Di quest’uomo di lettere appassionato e schivo, gelosamente legato alla sua terra (rifiutò, per questo, molti incarichi ufficiali, tra cui quello propostogli dal cardinale Borromeo per la direzione della Biblioteca Ambrosiana di Milano), instancabile scrittore di lettere, cultore dello “scriversi”. Un’antesignana dei moderni social network, quella “res publica” delle lettere.
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