sabato, 15 marzo 2025 Ultimo aggiornamento il 4 marzo 2025 alle ore 14:45

Mi chiamo forse Alì: lo spettacolo ispirato alla “Profezia” di Pasolini

Redazione Perugia Online

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Venerdì 6 maggio, alle 21, al Teatro Cucinelli di Solomeo, la prima assoluta della nuova produzione targata Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e Teatro Stabile dell’Umbria.

 
Mi chiamo forse Alì: lo spettacolo ispirato alla “Profezia” di Pasolini
Perugia.

Alì dagli Occhi Azzurri 
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei regni della fame

( Profezia, Pier Paolo Pasolini)

 

Negli anni Sessanta del secolo scorso, prendendo spunto da un racconto di Jean-Paul Sartre ambientato nel tempo e nei luoghi della allora recentissima guerra d’Algeria, Pier Paolo Pasolini scrive, alternando prosa e versi liberi, un testo che chiama Profezia.

La drammaturgia dello spettacolo è affidata allo scrittore e storico della musica Sandro Cappelletto che sarà anche voce narrante insieme all’attore Marouane Zotti, interprete di molti importanti allestimenti firmati dai maggiori registi del teatro italiano.

La musica è firmata da Matteo D’Amico, prestigioso protagonista delle più importanti manifestazioni internazionali di musica contemporanea e dai Fratelli Mancuso, noti in tutto il mondo per le loro originali interpretazioni delle musiche della tradizione siciliana e vincitori nel 2014 al Festival del Teatro di Turun per le musiche di scena dell’opera teatrale Verso Medea con la regia di Emma Dante.

Ad accompagnare le voci saranno la giovane concertista Saria Convertino alla fisarmonica e bayan e Alessandra Montani al violoncello.

“Nelle nostre condivise riflessioni – spiegano Sandro Cappelletto, Matteo D’Amico ed Enzo e Lorenzo Mancuso – è emerso il desiderio di avviare con questo testo di Pasolini un dialogo, quasi stessimo scrivendo al suo autore una lettera fatta di parole, canto e musica per, se così possiamo dire, aggiornarlo. Per chiedergli se ha davvero pensato che sia mai esistito, che potrà mai esistere, un Alì dagli Occhi Azzurri. Ricercando le tracce del mito di Alì si può risalire fino ad Adamo, il primo di noi a mettersi in viaggio, come se altro non ci fosse consentito di fare. Quando immaginava Alì, Pasolini pensava anche a Cristo, che se ne va di casa prendendo la bisaccia e i sandali del padre.”

Se il tema portante di questa ‘profezia’ pasoliniana è quello dell’abbraccio verso ‘l’altro da sé’, dell’incontro con il ‘diverso’, la musica non può seguire altra via che quella dell’accostamento di esperienze diverse ma unite dalla radice comune di un sentimento umano che parla attraverso il ‘melos’, inteso come universale categoria espressiva, combinazioni di arti sonore e visive.

Durante lo spettacolo, composto da musiche, recitazione e filmati, verranno proiettate sequenze visive che provengono da due pellicole di Pasolini Accattone (1961) e Il fiore delle mille e una notte (1974).

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