La verità di questa sconcertante storia viene resa nota, per la prima volta, soltanto nel 2012, quando una giovane donna marocchina di poco più di 30 anni, sposata e madre di un bimbo di 6 anni (allora 4 anni), si rivolge alle forze dell’ordine per sporgere querela contro l’ex marito. Il racconto della donna è un fiume in piena, un romanzo di episodi di violenza, prevaricazione, minacce, umiliazioni subite e terrore, che l’hanno costretta a chiedere il divorzio. Secondo la ricostruzione fatta dalla donna, il marito, quarantaseienne marocchino, si è rivelato violento fin dai primi giorni di matrimonio: un’avventura coniugale fatta di sevizie, continue lesioni e violenze sessuali.
Dopo la decisione, presa con coraggio e determinazione, di procedere contro il marito e di mettere fine alla violenza, i problemi si moltiplicano: il marito, non solo cerca in tutti i modi di opporsi alla separazione ed al divorzio dalla moglie, ma continua a minacciarla, a percuoterla, a violentarla.
La più grande paura dell’uomo è infatti che la ex diventi una donna occidentale. Dopo il divorzio, pedinamenti, minacce e diffamazioni anche davanti a conoscenti ed al telefono con i familiari della donna in Marocco, le invia centinaia di sms alternando insulti, minacce ed espressioni di profondo odio e rancore a “ti amo” e “mi manchi”, oltre a proposte oscene.
L’uomo sottolineava a tutti come la donna fosse diventata una poco di buono, ormai donna “occidentale” e quindi emancipata, e medita e prometteva vendetta.
Lo scorso aprile 2014, la giovane mamma ha dimostrato coraggio. Dopo aver messo il bambino al sicuro ai suoi familiari in Marocco, si è rivolta ad un centro antiviolenza che le ha offerto protezione ed ospitalità ed ha denunciato di nuovo il suo persecutore che gli promette che, qualora non avesse ritirato le sue querele contro di lui, non avrebbe mai acconsentito a dare il suo consenso al rientro in Italia del bambino.
A questo punto, la povera donna è stata costretta ad un cedimento, proprio per difendere l’unica cosa per cui aveva sempre lottato, ovvero il figlio: lo scorso giugno si è presentata in Questura per rimettere la querela contro l’ex marito. Giustamente, e comprensibilmente, ha scelto di rivedere il figlio, accettando in cambio di continuare a subire.
Nel frattempo, ovviamente, gli insulti, le minacce e le violenze non sono mai finite. Il “mostro”, ad un certo punto, la segue dappertutto.
Persino a Roma, sul Lago Trasimeno e dovunque lei decida di recarsi per sentirsi più al sicuro: una sera, di rientro da Roma, la attende alla Stazione, ovviamente per insultarla ed intimorirla, e per aumentare il suo stato di angoscia le mostra un servizio fotografico dettagliato con il quale l’uomo ha documentato tutta la giornata “fuori porta” della ex moglie, che ormai vive da “occidentale”.
Considerato tutto quello che è stato riferito ed accertato dalla Polizia, nonostante il piccolo “cedimento” della vittima, più che comprensibile, il GIP. di Perugia – Dott.ssa C.M. Giamgamboni ha emesso un provvedimento a carico del marocchino, con il quale lo stesso non potrà avvicinarsi ad una distanza inferiore ai 300 metri dalla ex moglie e dal figlio, né comunicare in alcun modo con loro: l’uomo sarà “controllato” a vista e continuamente dalla Polizia, che dovrà comunicare ogni eventuale violazione alle prescrizioni imposte, la cui conseguenza sarà con ogni probabilità una misura ben più afflittiva e restrittiva!
Nella mattinata di ieri martedì 27 gennaio, gli uomini della Squadra Mobile – Sezione “Reati contro la persona” hanno fatto visita allo stalker marocchino, notificandogli il provvedimento ed avvisandolo che, d’ora in avanti, dovrà tenere a freno il suo odio ed il suo risentimento e lasciare in pace definitivamente la sua vittima, altrimenti le porte di Capanne potrebbero aprirsi per lui molto velocemente.