sabato, 15 marzo 2025 Ultimo aggiornamento il 4 marzo 2025 alle ore 14:45

Piano industriale Thyssenkrupp? Come definire salvezza ciò che appare un suicidio collettivo.

Presentato il nuovo piano industriale per Ast. Previsti una riduzione di costi, in tutte le aree, di oltre 100 milioni di euro l'anno e un ridimensionamento del personale di circa 550 dipendenti, oltre alla chiusura del secondo forno entro il 2015/16

 
Piano industriale Thyssenkrupp? Come definire salvezza ciò che appare un suicidio collettivo.
I vertici di ThyssenKrupp e Acciai Speciali Terni hanno presentato recentemente il piano industriale di Ast Group definendolo un piano necessario per il rilancio dell’azienda ternana. Nell’ottica aziendale si tratterebbe di un programma di azione strategico, in grado di ristabilire la capacità produttiva del sito nonostante il difficile quadro economico del settore.

Tuttavia, più che rappresentare l’avvio di una fase di rilancio, le iniziative enunciate da ThyssenKrupp appaiono incentrate su una drastica riduzione dei costi in tutte le aree operative e strutturali di oltre 100 milioni di euro l’anno oltre che su un ridimensionamento del personale di circa 550 dipendenti.

Anche se la società si dicefermamente convinta che tali misure siano ben ponderate e indispensabili per garantire il futuro di Acciai Speciali Terni e il suo valore per i propri stakeholder”, in realtà, il futuro dell’intero sito siderurgico appare profondamente compromesso, e le ricadute occupazionali ingestibili per una città come Terni che subisce profondamente la crisi economica attuale, visti gli ultimi dati registrati in tutti i settori produttivi.

La siderurgia è in Umbria, da oltre un secolo, sinonimo di AST. Le incertezze a cui è legata la storia della maggiore azienda ternana non hanno mai scalfito, infatti, il suo ruolo centrale e strategico sul piano locale, nazionale ed europeo. Ast è, inoltre, una delle industrie più importanti in Italia: è certamente un pezzo di storia della siderurgia italiana con 130 anni di attività, iniziata partendo dalle partecipazioni statali, passando per il processo di privatizzazione negli anni ‘90, fino ad approdare all’attuale dimensione multinazionale.

In più, l’Ast di Terni rappresenta per l’Umbria più del 20% del Pil regionale. Le capacità produttive del ciclo integrato si aggirano intorno a 1.6 milioni di tonnellate di acciaio fuso e 700.000 tonnellate di laminato a freddo. La forza lavoro conta circa 3.000 dipendenti considerando tutto il corposo indotto composto da ditte terze che vanno dal servizio mensa alla manutenzione, pulizia e attrezzaggio macchine. Numeri importanti. Che non ammettono sconsideratezze.

In definitiva, i prodotti di Ast sono il fiore all’occhiello del settore degli acciai speciali e sono quindi essenziali per il rilancio di tutto il tessuto industriale nazionale siderurgico. Terni ha, attualmente, impianti in ottimo stato: è necessario quindi un efficientamento e un’adeguata dotazione infrastrutturale e logistica ai fini di una migliore commercializzazione. Non tagli e riduzioni della produzione. In particolare, sul fronte della logistica sarebbe ottimale pensare a un progetto generale come quello presentato a Piombino, in modo da rendere il sito di Terni ancora più attrattivo. Nei prossimi giorni sarà decisivo il confronto tra azienda e sindacati. Un confronto, che si spera, conduca alla rimodulazione di un piano industriale sensibile nei confronti delle esigenze dei lavoratori e di una intera comunità.

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