Michele Berloco, cominciamo dalle facce: quanto sarebbe importante, per l’Umbria, cambiare i volti dei propri amministratori?
“Ritengo fondamentale il ricambio generazionale all’interno dei centri decisionali. Senza ‘aria nuova’ sarà impossibile, per la classe dirigente di questa come di tutte le altre regioni italiane, mettere a sistema tutti quei nuovi strumenti e canali di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione da qualche anno a questa parte. A volte le idee, da sole, non bastano. Occorre conoscere tutti gli strumenti amministrativi, soprattutto quelli nuovi, e utilizzarli per soddisfare le necessità delle persone, addirittura anticipandone i bisogni”.
E invece, sempre a proposito di importanza: quanto conterebbe, per la nostra regione, aumentare il totale complessivo dei propri residenti?
“Moltissimo. Avere pochi residenti significa, prima di tutto, essere esposti al rischio agglomerazione in un’ottica di futura riforma per macroregioni. Inoltre, possedere un peso demografico maggiore ci aprirebbe le porte d’accesso a fondi europei molti più consistenti rispetto a quanto accade oggi. Per questi motivi ritengo si debba cercare di unire quei territori di confine che da tempo vogliono essere umbri, per un fatto culturale, storico, di appartenenza, logistico e, in ultima analisi, per una migliore gestione amministrativa. L’obiettivo è quello di superare il milione di abitanti, sì da porci al riparo da agglomerazioni macroregionali”.
L’Umbria è una regione la cui economia si fonda, principalmente, sulla piccola e media impresa a gestione familiare: in pratica il settore maggiormente colpito dalla crisi.
“Dobbiamo dare sostegno alle imprese in difficoltà, magari anche utilizzando i fondi della tassa di soggiorno, la cui destinazione non è ben chiara. Al momento sembra più che altro un balzello per i turisti e per chi si occupa di ricettività. Ritengo sarebbe utile, anche a Spoleto, far confluire questi fondi in una piattaforma informatizzata che, da un lato, rilanci la città e la regione in Europa, mentre dall’altro dia sostegno immediato e certo alle piccole imprese artigiane del territorio”.
Questo territorio è anche patria di eventi culturali importantissimi, di livello internazionale. Potrebbero essere volani dell’economia?
“Altro che ‘potrebbero’: devono esserlo! E il principale problema che impedisce il generarsi di questa spirale virtuosa è la mancanza di dialogo tra le direzioni artistiche delle manifestazioni più importanti che si tengono da decenni in Umbria. Penso, per esempio, al Festival dei Due Mondi di Spoleto e a Umbria Jazz: 58 edizioni il primo, 42 la seconda. Una cooperazione reale tra questi due ‘mostri sacri’ è molto più che auspicabile: è doverosa, direi obbligatoria. E’ necessario, a mio avviso, predisporre e firmare un protocollo d’intesa tra le due manifestazioni, in modo tale che una sia da traino per l’altra e viceversa, specialmente durante i periodi di bassa stagione turistica”.
Insomma, Berloco, per Lei la chiave di tutto è il dialogo.
“Senza dubbio. Con il dialogo si abbattono barriere ritenute fino a ieri invalicabili, si aprono le porte e si lasciano entrare gli amici del campanile vicino, si mettono insieme le rispettive tipicità creando filiere di pregio ed eccellenza… Insomma, con il dialogo l’Umbria può cucire insieme i suoi tanti orticelli per dar vita ad una piattaforma di assoluto interesse turistico sotto tutti gli aspetti: ambientale, artigianale, enogastronomico e culturale”.
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