mercoledì, 19 marzo 2025 Ultimo aggiornamento il 4 marzo 2025 alle ore 14:45

Sanità Umbria: sindacati chiedono apertura e confronto con regia regionale

Redazione Perugia Online

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Perugia Online nasce nel gennaio 2014. Racconta fatti e notizie inerenti la vita del capoluogo e del suo territorio, cercando di orientare il lettore da una prospettiva "dietro" la notizia, per trovare un senso a ci? che a volte, senso, sembra non averlo.

Lettera aperta all'assessore Barberini. In Umbria il problema delle dotazioni organiche e dei carichi di lavoro del personale della sanità, è allarmante, seppure sono in atto concorsi per infermieri ed oss, a oggi ancora rimane insoluto il problema

 
Sanità Umbria: sindacati chiedono apertura e confronto con regia regionale
Regione Umbria.  Nuovi tagli alla Sanità vengono annunciati dal governo, tagli che significano decremento  del fondo sanitario regionale:  con la nuova Legge di stabilità il Fondo Sanitario del 2016 scende a 111 miliardi, nonostante le proteste delle Regioni e con due sole manovre Renzi taglia 6,7 miliardi e di fatto annulla il Patto per la Salute. Ma non è finita, dal 2017 al 2019 sono previsti altri tagli: che potrebbero arrivare a 20 miliardi, tra quelli già decisi con la precedente manovra e quelli in arrivo sulle spese regionali, che comprendono esplicitamente il finanziamento della sanità. Si confermano così le fosche previsioni del DEF, che indicano un crollo della spesa sanitaria rispetto al PIL (dal 7% al 6,5%) che ci relega agli ultimi posti in Europa negli investimenti per la protezione sociale. Vengono  anche  smentite clamorosamente le rassicurazioni del Ministro Lorenzin sui risparmi che dovevano restare nel SSN per dare servizi migliori e più adatti ai nuovi bisogni di salute. Perfino per i nuovi Lea non ci sono risorse aggiuntive. La sanità viene usata come bancomat per finanziare altre scelte. Mentre i lavoratori del settore restano senza contratto. Già oggi milioni di persone rinunciano alle cure per ragioni economiche. La drammatica, e colpevole, riduzione delle risorse pubbliche per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini, e ticket sempre più pesanti, stanno preparando la strada ad una sanità privata a pagamento, ingiusta e dannosa. Per questi motivi la Cgil insieme alle altre organizzazioni sindacali promuove  una grande manifestazione per il 28 novembre a Roma. In questo quadro, poche, ancora troppo poche, sono le azioni di razionalizzazione e riorganizzazione messe in campo nella nostra regione dal 2012, anno in cui si è definito legislativamente il riordino del sistema sanitario regionale. Prendiamo atto dell’attenzione all’ascolto da Lei posta in essere, attenzione concretizzatasi nelle sue frequenti visite nei luoghi della sanità Umbra, riteniamo fondamentale tuttavia che si realizzino al più presto sinergie, tutelando il servizio pubblico da incursioni della “cattiva politica”, si superino doppioni, si operi una reale integrazione dei servizi nei territori, si attivino le case della salute h24, con opportune risorse anche strumentali, si garantisca la maggiore fruibilità di accesso al servizio sanitario da parte di tutti i cittadini umbri, si rilanci  la mobilità attiva che nel 2014 è passata dai 9 milioni e 412 mila del 2013 a soli 3 milioni e 297 mila del 2014, con una riduzione di oltre il 60%. Si evitino, invece, trasferimenti o riallocazioni di servizi senza avere chiari obiettivi e finalità, ma  creando solo disagi ai lavoratori. La programmazione sanitaria – demandata alle Regioni fin dalla legge 833 del 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale – e la gestione dei servizi di competenza delle ASL, devono “fare i conti” con continui ridimensionamenti dei finanziamenti del Fondo sanitario nazionale. La conseguenza si esprime in tagli, per lo più lineari: ai servizi, alle prestazioni, alle tariffe pagate ai privati convenzionati e ai fornitori di servizi esternalizzati. Il tutto non solo accompagnato dal blocco dei contratti, ma anche dalle assunzioni del personale. In Umbria il problema delle dotazioni organiche e dei carichi di lavoro del personale della sanità, è allarmante, e seppure sono in atto concorsi per infermieri ed oss, ad oggi ancora rimane insoluto il problema del precariato, per gran parte del personale sanitario compreso il personale della dirigenza medica. E’ necessario che da subito si avviino le procedure per il percorso di stabilizzazione dei lavoratori precari così come previsto dalla vigente normativa, un confronto che non può che avere una regia regionale e che deve interessare tutto il territorio umbro. In questi ultimi mesi le aziende, in ottemperanza a direttive nazionali e regionali, hanno rimodulato il numero delle strutture semplici e in alcuni casi le posizioni organizzative senza alcun intervento riorganizzativo generale, senza definire accorpamenti o sperimentazione di modelli. Si sono definiti solo tagli operando una parziale applicazione della normativa in considerazione del fatto, ad esempio, che in tutta la nostra regione molte sono le strutture complesse che non sono assegnate e quindi sono da assegnare secondo gli standard nazionali. O in considerazione delle necessarie fasi riorganizzative previste dalla normativa. Il 25 novembre,  entrerà in vigore la regolamentazione di orario di lavoro e riposi, in applicazione della L. 161/2014. Com’è noto, la norma è tassativa e recepisce la direttiva europea, a lungo rimasta disattesa, senza possibilità di ulteriori deroghe o modifiche se non nei prossimi CCNL, secondo quanto previsto dall’art. 14 della stessa Legge.  Orario di lavoro e turni di riposo dovranno d’ora in poi essere inappellabilmente regolati, allo scopo di consentire il recupero psico-fisico di ogni lavoratore, dirigente e non, per garantire sicurezza al lavoratore stesso. Che in sanità significa anche più sicurezza per ogni paziente. Questo è il significato della norma. Riteniamo che su questa norma vadano attivati specifici tavoli di confronto in ogni azienda, in ragione proprio delle carenze organiche e delle difficoltà registrate: gli organici medici e di tutto il personale sanitario un po’ dovunque hanno subìto negli anni diminuzioni importanti, causando centinaia di ore di straordinari, salti di riposo, abolizione dei turni di recupero, rinvii sine die delle ferie. Rivedere l’organizzazione del lavoro è quindi fondamentale, si apra subito un confronto che non può essere settoriale né aziendale ma che deve avere, in discontinuità con il passato, una regia regionale e una applicazione aziendale e che deve saper affrontare le molteplici problematiche oggi presenti.

 

 

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