Episodi spiacevoli – “Ogni domenica accadono episodi spiacevoli in vari campetti dell’Umbria: pugni, insulti, offese razziste, risse in tribuna, talvolta viene richiesto perfino l’intervento delle forze dell’ordine. Questi episodi non sono più tollerabili, lo sport deve essere innanzitutto sano divertimento e rispetto per l’avversario da parte di atleti, tesserati, genitori”.
Codice etico – Squarta ricorda di essere stato un calciatore e di aver giocato a pallone per quasi vent’anni: “Ho vissuto sulla mia pelle le ingerenze di alcuni genitori maleducati che delegittimano il ruolo delicato dell’allenatore-educatore e incitano alla violenza”. La sua proposta: “Le società sportive che incassano soldi dalle quote d’iscrizione dei ragazzini devono prendere provvedimenti coraggiosi nei confronti delle persone maleducate che dagli spalti rovinano giornate di sport e di festa per tutti. Al momento dell’iscrizione dei figli ogni genitore si dovrebbe impegnare a rispettare le regole di un Codice etico di comportamento. Qualora non venissero rispettate le regole, la società calcistica sarebbe costretta ad allontanare il giocatore tesserato a causa dei comportamenti del padre o della madre, senza però perdere la quota versata all’inizio della stagione”.
Protocollo d’intesa – “La Regione Umbria, d’intesa con Figc e Ufficio scolastico regionale – aggiunge il politico – dovrebbe siglare un protocollo per intraprendere un cammino virtuoso che insegni i valori di rispetto ed educazione ai più piccoli. L’obiettivo deve essere quello di isolare atteggiamenti scorretti, scomposti e violenti di genitori che offendono avversari, arbitri e supporters delle altre squadre, senza accorgersi che con i loro comportamenti danneggiano e umiliano i loro stessi figli. L’iniziativa deve partire al più presto in vista dell’inizio dei prossimi campionati giovanili”.
Terzo tempo – “Sarebbe utile – conclude Squarta – un confronto con il giudice sportivo Marco Brusco, la cui collaborazione risulterebbe senz’altro interessante per inquadrare meglio il problema e intervenire in maniera incisiva contro i genitori attaccabrighe che rovinano un importante momento di integrazione per i giovani. Per questo motivo sono convinto che nel calcio, come avviene nel rugby, andrebbe istituzionalizzato il fair-play, sia in campo che fuori. L’Umbria si faccia portabandiera di un problema nazionale. Il pugno duro dei Daspo ha fatto diminuire gli scontri degli ultras allo stadio, nel calcio giovanile il problema potrebbe essere risolto con provvedimenti meno drastici ma esemplari che toccano il portafogli”.
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