Calo demografico – Il saldo naturale (la differenza tra i nati e i morti) è negativo di quasi 4.300 unità: 6.542 i primi e 10.811 i secondi. Numeri che collocano la regione tra quelle con il tasso di crescita naturale peggiore: -4,8 per mille, mentre la media nazionale si ferma a -2,7. Insieme ai dati della crescita naturale vanno calcolati quelli relativi a coloro che si spostano da o verso l’Umbria: in totale nel 2015 si sono iscritte al registro dei residenti 4.226 persone (352 dall’Italia, 3.784 dall’estero), mentre coloro che si sono cancellati sono 2.411 (di questi, 1.228 sono italiani e 1.183 sono stranieri, tra i quali 558 persone cui è scaduto il permesso di soggiorno).
L’apporto degli stranieri – Parlando degli stranieri, il loro numero è sceso nel corso dell’anno: da 98.618 del primo gennaio ai 96.875 del 31 dicembre, anche se va considerato che 3.700 di loro hanno acquisito la cittadinanza italiana. Essi costituiscono perciò il 10,9 per cento della popolazione regionale (2,5 punti in più rispetto alla media del paese e una delle percentuali più alte in Italia). Non solo, i tassi di natalità (12,3 per mille) e di crescita naturale (10,8 per mille) di coloro che non hanno la cittadinanza italiana sono enormemente più alti di quelli degli Umbri: basti pensare che figli e figlie di persone straniere rappresentano il 18,4 per cento del totale delle nascite nella regione (quasi quattro punti in più rispetto alla media nazionale).
Una regione anziana – Nella sua analisi l’Istat si occupa anche della struttura della popolazione umbra, che è in media più anziana di quella del resto del paese (46,3 anni contro 44,7). Nella fascia da zero a 14 anni è compreso il 13 per cento della popolazione; in quella dai 15 ai 64 il 62,3 per cento; gli ultra 65enni sono invece quasi il 25 per cento degli umbri, due punti in più del resto d’Italia. Scenario simile anche per quanto riguarda gli ultra 80enni, che sono l’8,2 per cento nella nostra regione, mentre in Italia non si raggiunge il 7.
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