venerdì, 14 marzo 2025 Ultimo aggiornamento il 4 marzo 2025 alle ore 14:45

Cgil e Ires: “L’Umbria continua ad inanellare dati negativi sul lavoro”

Redazione Perugia Online

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Perugia Online nasce nel gennaio 2014. Racconta fatti e notizie inerenti la vita del capoluogo e del suo territorio, cercando di orientare il lettore da una prospettiva "dietro" la notizia, per trovare un senso a ci? che a volte, senso, sembra non averlo.

"Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 11.413, con un – 43,3% rispetto all’anno precedente. L’Umbria conferma ancora, dunque, il peggior dato a livello nazionale".

 
Cgil e Ires: “L’Umbria continua ad inanellare dati negativi sul lavoro”
Regione Umbria.  “La nostra regione continua a collezionare performance negative sul versante del lavoro. Infatti l’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps, con i dati relativi a gennaio-novembre 2016, ci dice che le assunzioni a tempo indeterminato sono state 11.413 con un – 43,3% rispetto all’anno precedente. L’Umbria conferma ancora, dunque, il peggior dato a livello nazionale (qui la contrazione media è del 32,3%)”. A parlare sono il segretario regionale Cgil Giuliana Renelli e il presidente Ires-Cgil Mario Bravi. “Inoltre, sempre nei primi 11 mesi del 2016, si registrano in Umbria 41.845 assunzioni a tempo determinato,4.294 con contratti di apprendistato e 2.761 stagionali per un complesso di assunzioni pari a 59.043 unità. Dunque, le assunzioni a tempo indeterminato corrispondono al 18,5%, contro una media nazionale del 22%. Nello stesso periodo le trasformazioni a tempo indeterminato (dagli altri tipi di contratto) nella nostra regione sono pari a 5.144 unità, anche qui con un calo rispetto all’anno precedente, del -42.3%, mentre la media nazionale è -34,8%”.

Intanto, fanno notare i due sindacalisti, “prosegue inesorabile la crescita dei voucher: con il dato di novembre siamo arrivati a quota 2.242.834 in Umbria, con un aumento del 54,8% rispetto al 2014 e del 22,3% rispetto al 2015. Inoltre, i dati a livello nazionale sui licenziamenti disciplinari ci dicono di un aumento del 27% sul 2015 e del 34% sul 2014 Questi dati dimostrano il fallimento del Jobs act e l’esigenza di politiche economiche alternative e di sostenere la campagna referendaria della Cgil “Con 2 sì tutta un’altra Italia!”.

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