Sindaco Mismetti, queste case di legno le mette o no a disposizione delle famiglie terremotate? “Certo che ce le metto, anzi a dir la verità le ho messe a disposizione da subito, segnalando ai responsabili della protezione civile l’esistenza di queste strutture, al pari di diversi appartamenti popolari in alcune frazioni del nostro Comune colpite dal sisma del 1997. Il punto è che per poterle assegnare ai richiedenti ci devono essere, appunto, delle richieste”.
In che senso, scusi? “Nel senso che ad oggi abbiamo ricevuto soltanto una richiesta di assegnazione per una casetta. La richiesta viene da una famiglia di Montefalco, la cui abitazione è stata dichiarata inagibile”.
E quindi il signor Gaffi da Cascia, che è venuto a trovarLa a inizio novembre insieme alle Iene? “Ah, il signor Gaffi. E’ vero, mi è venuto a trovare con le telecamere della nota trasmissione, ma poi non ha presentato alcuna domanda per avere assegnata una casetta. Tra l’altro, dato che mi aveva riferito di trascorrere le notti in automobile insieme alla sua famiglia, devo dire che sono anche stato in pensiero per le sue condizioni, oltre che per quelle dei suoi cari. Ma poi ho scoperto che in realtà non c’era nulla di cui preoccuparsi”.
Ah no? E perché? “Semplice. Perché il signor Gaffi, insieme ai suoi familiari, soggiorna in un hotel messo a disposizione per l’emergenza post-sismica. Anzi, da quanto ho appreso, era già sistemato in albergo quando mi è venuto a trovare con le Iene. Meglio così, almeno nessuno prende freddo. Quando vogliono, possono venire a trovarmi di nuovo: questa volta i fagioli insieme li mangiamo…” (il sindaco sorride indicando il piatto di fagioli sulla sua scrivania).
E’ strano, questo fatto. Nel servizio si parlava chiaramente di emergenza e di notti all’addiaccio. “Invece non hanno bisogno della casetta, altrimenti non si spiega come mai, a tre settimane di distanza dal nostro colloquio, non ci abbiano ancora inviato alcuna richiesta di assegnazione. Ripeto, meglio così. Anche se a volte ciò che va in televisione non risponde esattamente alla realtà dei fatti”.
Tornando alle casette, appartengono o no al Comune? “Confermo che sono del Comune, cui spetta la manutenzione degli immobili”.
Dunque sono immobili? E’ un primo dato concreto, questo… “Ad essere precisi fino in fondo, le casette possono anche essere spostate, ma smontarle e rimontarle da un’altra parte è un’operazione lunga e costosa, più che costruirne di nuove. Oltretutto, a distanza di venti anni dalla loro prima installazione, un trasloco potrebbe pregiudicare la qualità complessiva degli edifici”.
Diceva che le casette sono del Comune. Che uso ne fate? “Noi, a differenza di altri enti, abbiamo deciso di non venderle, ma di tenerle come nostra proprietà. Alcune le affittiamo come seconde case per le vacanze o come sedi di varie associazioni, a patto che ci vengano restituite immediatamente in caso di emergenza, con risoluzione immediata del contratto. E’ proprio grazie a questi modesti canoni d’affitto (si parla di circa 150 euro mensili, ndr) che è stato possibile, per il Comune di Foligno, mantenere tutti gli edifici in perfetto stato di conservazione per quasi venti anni”.
Eppure il primo servizio delle Iene sulle casette parlava di alcune demolizioni. Come mai si è arrivati a tanto? “In quel caso dovevamo sgomberare un’area privata, che a distanza di tanti anni dal sisma del ’97 serviva ora al suo legittimo proprietario. Non abbiamo potuto fare diversamente”.
Parliamo adesso del sisma di quest’anno, in particolare della gestione delle aree colpite e della necessità o meno di entrare, come territorio, all’interno del cratere. “Per prima cosa è importante notare come il modello di ricostruzione si sia evoluto nel tempo. Rispetto al ‘nostro’ terremoto del ’97 si sono fatti grandi passi avanti in termini di risarcimento e gestione. Ora, infatti, si punta non soltanto a ricostruire, ma a costruire edifici sicuri molto di più rispetto a vent’anni fa. Poi, dal punto di vista gestionale, l’intero scenario è completamente diverso. Siamo in presenza di numerosi piccoli Comuni dislocati lungo tutto l’Appennino, il che comporta una serie di difficoltò logistiche e quant’altro. La gestione è molto più accentrata rispetto al sisma del ‘97, quando i Comuni ebbero un ruolo da protagonista. Oggi tutto si concentra nelle mani della protezione civile. Del resto la maggior parte dei Comuni coinvolti non possiede le risorse, sia strutturali che si personale, per far fronte alla situazione”.
Invece riguardo il cratere? Cosa comporta l’esserci o il non esserci dentro? “Stare o non stare nel cratere presenta ovviamente delle differenze. La premessa è che chi ha subito i danni diretti riceverà lo stesso trattamento, tranne che per le seconde case. Per queste ultime, chi è nel cratere prende il 100%, mentre chi è fuori il 50%. Tranne questa differenza, comunque importante, per il resto se hai subito danni hai diritto agli stessi riconoscimenti come le autonome sistemazioni nel caso di inagibilità”.
Quindi alla fine le realtà più importanti, come Ascoli, Teramo, la stessa Spoleto, che sono inserite nel cratere ma con i soli aiuti per i danni diretti, quali benefici reali ricevono rispetto a Foligno che ne rimane fuori? “Tanto per cominciare la sospensione degli oneri fiscali, come anche la ‘busta pesante’ per chi ha l’inagibilità, cosa che non hanno i Comuni non inseriti nel cratere. Riguardo poi le conseguenze derivanti dai danni indiretti, come ad esempio nei casi delle strutture ricettive che non sono state danneggiate dal sisma ma che, giocoforza, si ritrovano senza più lavoro, bisogna dire che questo discorso vale un po’ per tutti i Comuni umbri, non solo quelli inseriti nel cratere. Sotto l’aspetto del turismo, l’intero territorio risente dei disagi del terremoto. A questo proposito ci sono provvedimenti che la Regione sta adottando, per venire incontro alla situazione della filiera turistica”.
Da un tema all’altro, vorrei farLa parlare del “caso” Coop all’ex Zuccherificio. “Volentieri. La sentenza del Tar ha dato ragione a Coop Centro Italia, la quale ha sostenuto le spese di urbanizzazione dell’area e che deve ora essere risarcita. Il Tribunale amministrativo regionale ha fissato in 90 giorni il termine entro il quale Coop deve presentare la documentazione delle spese sostenute per le opere di cui sopra (si parla di circa 4 milioni di euro, ndr). Ma c’è anche un altro aspetto della questione che sembra di poco conto, mentre in realtà è il più importante”.
E sarebbe? “La sentenza del Tar arriva dopo un lungo periodo di trattativa fra la Coop e il Comune di Foligno. Una trattativa che sembrava essere giunta a buon punto, ma che poi è venuta meno per via del fatto che nelle ultime sedute di consiglio comunale è sempre mancato il numero legale, il che ha reso impossibile al massimo consesso cittadino deliberare in tal senso. Nel frattempo la giustizia ha fatto il proprio corso ma, se si legge la sentenza, si evincono chiari gli inviti ad entrambe le parti, da parte del giudice, a comporre la controversia in maniera bonaria. E’ su questo che vogliamo e dobbiamo continuare a lavorare, pur tra le mille difficoltà della politica locale che spesso penalizzano la città”.
Un altro tema sul quale la gente vorrebbe capire meglio come stanno le cose è quello relativo alle Sue dimissioni da presidente della Provincia di Perugia. Perché le ha presentate? “Innanzitutto voglio chiarire che le dimissioni, come tutti gli atti, hanno i loro tempi. In questo caso venti giorni. Il prossimo 7 dicembre scadranno le mie dimissioni, che ho presentato in parte per via del carico piovutoci addosso con il sisma; del resto Foligno è la seconda città della Provincia”.
Sì, ma qualcosa mi dice che non è stato solo per questo… “In più credo sia giunto il momento che questo ente, che svolge funzioni importanti riguardo la viabilità, le scuole ecc., possa operare nelle condizioni minime per amministrare. Ricordo che proprio per le scuole si sta vivendo un momento di tensione forte e comprensibile. C’è bisogno delle condizioni minime per lavorare in maniera dignitosa e chiudere il bilancio di previsione. Lo scorso anno ci siamo riusciti il 21 dicembre, quest’anno probabilmente ci occorrerà qualche giorno in più. In tutta sincerità non si può amministrare un ente con serenità in queste condizioni”.
Dunque il Suo non è un tacito ma chiaro invito ai cittadini su come comportarsi al prossimo referendum del 4 dicembre? “Io voterò ‘Sì’, non è un mistero, perciò il problema non ce l’ho. Ritengo che la legge sia fatta bene. Però, alla luce della situazione reale, bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità, perché se uno deve fare il presidente di un ente e non ha le condizioni per poterlo fare, qualcosa non torna. Oltretutto svolgo il mio ruolo in maniera gratuita; penso che non me lo obblighi nessuno. Ho fatto due anni di servizio, ne sono felice, è stata un’esperienza bella. In particolare mi premeva chiudere in maniera positiva la vicenda del personale, che mi angosciava più di ogni altra cosa. Abbiamo ricollocato 500 persone, si è chiusa la partita in questi giorni. Adesso, o si trovano le condizioni per andare avanti oppure io non faccio nessuna polemica, semplicemente prendo atto che non si può più amministrare”.
In conclusione, tornando alle casette di legno e alle Iene: se torna Gaffi e la trasmissione di Mediaset mangiate davvero insieme i fagioli? “Ormai ‘I fagioli del sindaco’ è un piatto diffuso in tutta Foligno (ride). Ora realizzerò il porta-pepe a forma di scatola di fagioli, dopodiché siamo a posto… Aspetto sia le Iene sia il signor Gaffi da Cascia”.
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