Secondo Liberati ci sono “evidenti stranezze nella vicenda che vede la multinazionale ottenere in anticipo di 7 anni la proroga della concessione per l’attingimento dai pozzi, che sarebbe scaduta nel 2022. Questo, mentre esistono 5.500 istanze di cittadini, famiglie e imprese, bloccate dalla Regione che non risponde alle richieste di attingimento. L’immobilismo della Regione Umbria viene superato davanti alla multinazionale, che versa introiti modestissimi alle comunità locali ed ottiene una proroga anticipata senza alcun approfondimento idrogeologico. I cittadini pagano 2,4 euro al metro cubo l’acqua del rubinetto mentre la pregiata acqua minerale viene fatta pagare solo 1 euro al metro cubo”.
Critico quindi il commento di Liberati. “Svendiamo così il nostro ‘petrolio’ senza ripagare neppure i costi vivi della concessione mineraria, legati alle attività necessarie alla proroga. Una proroga che va ritirata, soprattutto dopo che i 2.100 ettari dell’area delle sorgenti sono stati riassegnati alla Comunanza agraria dal Commissario agli usi civici. In sede di conferenza dei servizi, lo abbiamo peraltro ripetuto più volte all’assessore regionale Fernanda Cecchini e al dirigente che ha seguito la pratiche, che era necessario attendere la decisione del Commissario agli usi civici. Ma non ci hanno ascoltato”.
Carbonari ha ricordato di aver “presentato una mozione per mettere in evidenza, tra l’altro, che il bilancio della società non è abbastanza trasparente. L’atto di indirizzo è stato però riportato in Commissione per approfondimenti, dove è fermo da qualche mese e non sappiamo quando verrà affrontato. È necessario sospendere le procedure di proroga della concessione. Deve essere inoltre superata la criticità di un dirigente regionale che si occupa di queste materie da troppi anni: secondo il pian anticorruzione dell’Anac i dirigenti dovrebbero ruotare ogni 5 anni mentre invece in Regione Umbria questo non avviene”.
I consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno infine evidenziato che “la proroga anticipata è stata richiesta perché nell’area dei pozzi c’è stata nel 2013 una alluvione che ha causato un gravissimo danno ambientale in un’area molto cara ai gualdesi. Ora quei luoghi sono impraticabili. Rocchetta ha colto l’occasione proponendo di ripristinare l’area, in cambio ha però richiesto il rinnovo della concessione, aggiungendo una nuova autorizzazione per un pozzo fino ad ora non sfruttato. In realtà la manutenzione ordinaria e straordinaria spetta già, per legge, alla Rocchetta. Quindi non si tratta di un regalo alla città, ma di un obbligo normativo. In tutto questo la comunanza agraria non è mai stata coinvolta, nonostante la aree siano gravate da usi civici. Dalla perizia sui lavori delle condutture che collegano pozzi e impianto, commissionata dalla Comunanza, è emerso che il progetto esecutivo non è stato rispettato, con interventi male eseguiti che hanno amplificato il danno ambientale legato all’alluvione. Sul mancato rispetto di quella concessione edilizia sono stati presentati più esposti”.
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