“Vale la pena ribadire ancora una volta – prosegue il Pc Umbria – che gli ammortizzatori sociali, i contratti di solidarietà, gli incentivi al ricollocamento o alla fuoriuscita volontaria degli operai non sono e non possono essere strumenti per la risoluzione di una crisi lavorativa in cui i padroni decidono le sorti degli operai. Nel frattempo, i sindacati confederali non solo non riescono a opporsi a tali smantellamenti produttivi, ma si impegnano in scontri di facciata con le dirigenze aziendali per ottenere al massimo risultati risibili come le riassunzioni (comunque in sottonumero) in regime di Jobs Act. Alla fine, rimangono soltanto i lavoratori e le loro famiglie a pagare il prezzo più alto. Ci schieriamo ancora una volta a fianco dei lavoratori – conclude il Partito comunista Umbria –, garantendo non solo solidarietà a loro e alle loro famiglie, ma anche un concreto appoggio a ogni azione che questi intenderanno compiere in risposta a queste scelte univoche, dettate esclusivamente da logiche padronali. Questa e le altre vertenze regionali sono, come già ribadito più volte, lotte comuni e contigue, da affrontare insieme, uniti e organizzati contro le minacce dei padroni e le logiche di profitto che le guidano”.
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